Quando corespotlightd si mangia il Mac (e come l’ho addomesticato) 

Negli ultimi giorni, dopo aver installato macOS 26 Tahoe, il mio Mac aveva cominciato a comportarsi in modo strano: con tempi casuali rallentava, si bloccava e poi riprendeva a funzionare normalmente.

Aperto Monitoraggio Attività ho notato che il colpevole era sempre lui: corespotlightd — il demone che indicizza file e contenuti per Spotlight e la ricerca del Finder che, quando il mac si bloccava per qualche attimo, schizzava a percentuali di utilizzo CPU paurose: 140%, 180%…

In un primo momento avevo dato la colpa al fatto che avevo formattato tutto, installato macOS 26 e ripristinato app e dati essenziali, per cui era normale che corespotlightd facesse il suo lavoro. Ma passato qualche giorno, visto che il problema persisteva rendendo insopportabili questi brevi blocchi, ho iniziato a pensare ad una soluzione “dura”.

La cosa curiosa che poi ho scoperto è che il problema si presenta solo quando monto dischi di rete: evidentemente Spotlight cerca di indicizzarli come se fossero locali, impiegando risorse infinite.

Spegnere del tutto Spotlight non mi piaceva, quindi ho cercato un modo per mettere in pausa il processo quando mi serve lavorare senza rallentamenti, per poi riattivarlo successivamente.

La soluzione è stata sorprendentemente semplice: bastano due righe di Terminale.

sudo kill -STOP $(pgrep corespotlightd)
sudo kill -STOP $(pgrep managedcorespotlightd)

Questi comandi sospendono i processi responsabili dell’indicizzazione (corespotlightd e managedcorespotlightd), liberando subito la CPU.

Quando voglio riattivarli, uso le versioni speculari:

sudo kill -CONT $(pgrep corespotlightd)
sudo kill -CONT $(pgrep managedcorespotlightd)

In pratica, con una sola riga uso la potenza del comando sostitutivo $(…): pgrep trova automaticamente il PID (Process ID) dei demoni attivi, e lo passa come argomento a kill, che li mette in pausa (-STOP) o li risveglia (-CONT).
Adoro UNIX.

Da allora, niente più brevi congelamenti e Spotlight si riprende quando decido di lasciarlo lavorare da solo: il Mac è tornato finalmente fluido.